lunedì 29 ottobre 2012

Quando photoshop non esisteva


C'era una volta un nobile condottiero di nome Ferro.
Che essendo un nomade delle steppe forse non aveva proprio tutto quel sangue blu, ma  tantè.
Vantava di discendere da un antico guerriero, cosa risaputamente  falsissima ma che nessuno metteva mai in discussione essendo costui abitualmente armato fino ai denti.
Tanto tanto tempo fa le sue truppe portarono ovunque morte e distruzione, ma quando passò in quella che era la  più magnifica capitale dell'Impero, la metropoli più spettacolare del mondo, la rase direttamente al suolo.  
Nonostante la misericordia non fosse il suo forte, aveva una delicatezza d'animo indiscutibile, unita ad un ineguagliato gusto per l'architettura, amava infatti costruire piramidi con le teste mozzate dei nemici. 
Lo stesso grado di misericordia lo mostrava quando prometteva ai conquistati che non avrebbe sparso il loro sangue, seppellendo vivi tutti quanti.
La sua occupazione preferita rimaneva comuque la decapitazione di massa.
Questo animo nobile, un giorno decise che era giunta l'ora di farsi fare un ritratto.
Convocò a corte un pittore, il quale alla richiesta di "un magnifico dipinto per i posteri" rimase un po' perplesso, essendo il richiedente monco, guercio, zoppo e gobbo.
L'artista usò tutta la sua abilità e apportò qualche miglioria al soggetto, ignorandone i difetti: si trovò così mozzato in due secondi netti, per l'eccessiva piaggeria.

Il secondo pittore allora ritrasse il condottiero come mamma l'aveva fatto.
E zàcchete.
Decapitato pure lui.
Il terzo lo dipinse mentre, inginocchiato, tirava con l'arco, così da non ritrarre la mano monca e la gamba più corta, far sembrare la gobba una posa naturale, e chiudere l'occhio guercio perchè prendeva la mira.

E  così fu - almeno sul momento - risparmiato.
Ma, non essendoci giunte altre opere dell'artista, si pensa che il magnanimo lo abbia comunque decollato, tanto per non perdere l'abitudine.



Questa è la storia del ritratto di Tamerlano.
Che vuol davvero dire "ferro", in persiano antico.
Il che la dice lunga sul senso dell'umorismo del padre.

La prossima volta che in una foto non sembro una taglia quarantadue, ricorderò all'incauto artista che anche io ho una certa sensibilità d'animo, e m'incazzo facile.


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