sabato 29 dicembre 2012

I'll be home for Christmas...


Mio padre non è stato troppo bene, ma lui d'abitudine sotto le feste s'ammala.
Questo giro si è fatto un tourbillon d'influenza intestinale, e io riflettevo tra me e me se conveniva stargli debitamente lontana o mostrare la mia vera natura e sostenerlo nella malattia solo per farmela passare e poter poi dire "a Natale ho perso due chili".
E' riuscito ad attaccarmi nient'altro che la febbre, così stanotte ho sognato che tornavo a casa ed invece che Lui trovavo Marco Travaglio e Jorge Lorenzo, intercambiabili a seconda delle esigenze.
Il fatto che il sogno mi sia pure piaciuto la dice lunga sui gradi di temperatura interna notturni, un trilione suppergiù.



Comunque, sono a casa per le feste.
Mi sono caricata di uno zaino pieno di regali, la cuccia di Oliver, Oliver medesimo e mi sono fiondata sul primo treno utile per tornare dai miei. Ho portato  solo un paio di pantaloni e sperato ardentemente di aver dimenticato lì molto molto molto intimo l'ultima volta. (C'era).



Mamma è stata un'orecchio disposto ad ascoltarmi ogni volta che avevo voglia di parlare (togliamo le ore di sonno, tutto il resto era buono per far due chiacchiere), mi sono fatta trip di Settimana Enigmistica e parole crociate fino alla nausea, ho già letto i tredici libri che mi avevano regalato, ho dormito fino alle no, non lo dico per pudore tutti i giorni e ho fatto passeggiate per la mia città avec chien et maman.

Insomma, una pacchia.
Insomma, non ho voglia di tornare alla vita di sempre.
Insomma, mi lascio ancora trascinare pigramente dall'inerzia di queste vacanze, non scrivo altro perchè mi godo degnamente la mia famiglia, e auguro a tutti di poter essere davvero felici quanto lo sono io in questi giorni. Contando che il venticinque ho mangiato tre piatti di agnolotti e lo stomaco non mi ha ancora fatto causa, dubito che possiate eguagliare il mio grado di estasi.





 E ancora auguri a tutti.

martedì 11 dicembre 2012

Il clima delle feste



Devo aver perso la magia del Natale nello stesso momento in cui hanno fatto la loro comparsa i Santaclaus disarticolati che cantano gingol beeells e  fanno Ohohohohoh! ogni volta che passi dalla porta dell'Autogrill.
Il tipo che ha ideato un pupazzo senza femori che canta felice una sola canzone trecentosessantacinque giorni all'anno deve essersi fatto una tempura di neuroni, per non parlare di chi lo compra; io comunque non ho mai visto nessuno uscire da un negozio con quel coso sotto braccio.

(Nota bene: lo dice una che era entrata con aria intellettual-chic in un'enoteca per comprare un allora sconosciuto Controguerra bianco, ed è quasi venuta alle mani con il proprietario gayssimissimo per farsi cedere il rospo meccanico che all'ingresso diceva "benvenuti" con la voce di Sandro Ciotti)
(L'ho vinta io, comunque).

Ad oggi, non ho ancora comprato unregalouno.
Sono in ritardo, come sempre su qualsiasi tabella, fosse anche la tabellina del due.
MA.
Ma.
Ho fatto l'albero.
Tutto da sola, visto che Lui è impegnato con duemilaseicento lavori da finire rigorosamente prima di Natale.

Il nostro albero è quello che Sua madre chiama fieramente "l'abete della nonnina": uno sputacchio di plastica anno millenovecentocinquanta, sopravvissuto a quattro bambini (suamadredapiccola-suaziadapiccola-Lui-suasorella), svariati gatti che lo hanno battezzato come fossero idranti, la nonnina stessa che ci inciampava dal primo dicembre al sei gennaio.
Questa sfida all'estetica l'ho affrontata da sola.
MA.
Ma.
Con la Sua supervisione.
Ed è un desainer, mica bruscolini.
Provate voi a fare un albero di Natale con uno che, dal soppalco, con visuale a 360 gradi sul vostro lavoro, vi dice che direzione deve prendere la stella cometa.




"Le luci, ti prego, le luci. Le hai ingrumate tutte sul fondo."







"Amore, le palline, ti prego, le palline.
S-i-m-m-e-t-r-i-c-h-e. Abbiamo sei  palline, non è difficile, tre di qua, te di là. L'ordine amore, le proporzioni. Quelle che mancano al tuo sedere"




"Tesoro, potresti fare tuo il concetto alla base del filo argentato? Deve essere una spirale intorno all'albero"








Ecco Amore, se la spirale se la fosse messa tua madre quella volta.
Quanto bene avrebbe fatto.


giovedì 6 dicembre 2012

Il momento giusto

"Ma chi è quel tipo che ti è venuto a prendere, mica il tuo ragazzo?"
Ha passato i trenta, non lo chiamerei ragazzo.
"S-sì"
"Uh la là!! E che carino che è! Ma una come te dove lo ha trovato?"
Te possino.
"E'una lunga storia"
"E da quanto vi conoscete?"
"Sei anni"
"Bambini?"
"No, eravamo adulti consenzienti"



Non sono un utero parlante.
(L'apparato digerente, quello sì, sa "l'Orlando furioso" a memoria e lo recita per un tiramisù)
Non è un crimine, non voler subito dei bambini.
Non ho traumi infantili, sono crescitiuta con la madre migliore del mondo, ma pure Lei, Santa Pazienza, ogni tanto malediceva "tuo padre quella volta".
E se Lei, quella specie di gentildonna d'altri tempi, è riuscita a fare due castroni come me e mia sorella, mi chiedo cosa verrebbe fuori da qui.
Insomma, non sono pronta, non mi sento pronta, pur trovando deliziosi i bambini degli altri (tanto al primo mhè li deposito nelle braccia della madre).

Voglio godermi i fine settimana sul divano, con Lui.
Voglio leggere un libro in una notte (maledicendolo il mattino dopo, ma non importa).
Voglio stare al sole del pomeriggio, senza aver rimorsi per aver fatto flambé il pupo.
Voglio far da mangiare per due.
(E poi per tre, se Lui vuol cenare con me)
Ma soprattutto, voglio crescere, io, prima di far crescere qualcun altro, che quando arriverà avrà bisogno di una persona completa e matura.

E dal momento che ho appena trascorso un'oretta sul sito di  "maledetti scarafaggi", direi che il momento, per me,  non è ancora arrivato.


domenica 2 dicembre 2012

Egregia AziendaFashion&Superfigherrima


Egregia Vedisopra,
potrebbe considerare, magari sotto l'effetto di una blanda droga, una campagna in cui le modelle curvy (leggi: culone) non debbano essere necessariamente l'emblema della gioia, ed altresì una medesima campagna in cui le modelle lezionediosteopatianumerouno:l'osso non siano incazzate come jene per non si sa quale motivo? (e qui capisco che la droga dovrebbe massicciamente aumentare).

Sono assolutamente dell'idea che il sorriso sia l'abito migliore, ma di tanto in tanto anche io ho spaziali giramenti di palle, e il fatto di disporre di ingenti riserve per l'inverno non mi rende biologicamente sempre felice.

Per dire:

Magrumi




 
e non mi dite che non hanno tutte l'aria del "che cacchio  vuoi".


 
Non magrumi


 


 
Giurerei d'aver visto magre sorridere, e culomunite incazzate, e anche parecchio.
 
Pretendo il diritto inalienabile di mandare a fanculo il globo terracqueo, e anche in malo modo.
La mia cellulite non è un airbag per l'infelicità.
 
 
Ecccheccacchio.