martedì 18 novembre 2014

Cronache dall'incubo 2 - il diario


"Sai cosa è utile?? Ma utile veramente ??"

Bellodemamma, te usi le parole con troppa poca consapevolezza, utile deriva da "uti", servirsi, significa"ciò di cui può farsi uso", per estensione"che serve a qualcosa, che reca vantaggio, che conferisce vantaggi". Secondo te si può parlare di qualcosa che serve NON veramente? Andiamo, su, non lasciamoci trascinare dall'ignoranza etimologica.

Questo era ciò che pensavo mentre guardavo il cubo di carne da centoventi chili di massa muscolare, e mi sono pure detta "no, che cavolo, solo perché è grosso e con uno starnuto fa fuori un gregge di montoni non  devo farmi intimorire"ma poi ho ritenuto che rimanere salda sulle mie posizioni in maniera più intima ed annuire mestamente fosse un buon compromesso per restare in vita.

"Beh, senti te lo dico. L'aglio"    

"Stai scherzando?"

"No no, serve davvero, non sai quanto"

"Ma dici sul serio? Cioè, io lo metterei anche nel caffelatte, figurati, uau, che notiziona"



In una stanza che sembra progettata dalla Stasi, dove si sente sempre e solo il clunk clunk degli attrezzi sommerso in un effluvio vaporoso di ascelle al massimo potenziale non è semplice capire distintamente tutte le parole che vengono dette.

Tipo senza confondere "diario" con "aglio".




Lui intendeva il famoso "diario alimentare", quello dove dovresti segnare, oltre che il peso (l'ultimo che me lo ha chiesto adesso è nel programma protezione testimoni), altezza, età (idem) e abitudini, ma soprattutto, dosi e tipologia di alimenti. 
Che è una cosa che fa vergognare tantissimo, se ti trovi a scrivere "colazione: krapfen- un pochetti".
Dopo la prima settimana gliel'ho restituito così:

Lunedì, mangiato: sì
Martedì, mangiato: sì
Mercoledì, mangiato: sì
Giovedì,  mangiato: sì
Venerdì, mangiato: sì
Sabato, mangiato: sì
Domenica, mangiato: sì  

Mi ha detto che non era ciò che intendeva.
E questo è un problema.
Perché giustificare me stessa è diventata un'abitudine talmente consolidata che ho imparato a falsificare la firma.

Mi andrà bene finché non specificherà che ciò che scriverò dovrà essere aderente alla realtà.

Fino ad allora, "un piatto di tuberi" e "patatine fritte" saranno considerati sinonimi.





domenica 9 novembre 2014

Basta chiedere


A sette anni ho iniziato a frequentare la parrocchia, l'idea di fare un'ora di catechismo non mi stava tanto male, poi nel volgere di breve scoprii pure che in oratorio potevo intrattenermi  liberamente con maschi adulti (da otto anni in su) e innamorarmi in democratica rotazione di tutti loro.
Presto però a quell'ora di catechismo toccò lo stesso destino dei pantaloni: mi andava stretta.
Ho iniziato a dubitare della bontà dell'insegnamento quando la signora che si sarebbe dovuta occupare della nostra fede disse che dovevamo amare Gesù più dei nostri genitori.

Andiamo, Gesù mica mi svegliava con un bacino.
Mica mi faceva da mangiare.
Mica mi teneva in braccio.
E soprattutto, non aveva quel buon odore dimmamma.
Ero troppo ben educata per ribattere, ma mi  avesse detto che aveva con sé un filmato in cui Beethoven ballava nudo  la lambada, ci avrei creduto di più.
Ricordo che chiesi conferma ai miei, che in evidente conflitto di interesse  mi assicurarono che Dio non s'offende se uno vuol bene a mamma e papà, soprattutto se ha sette anni.

Immagino che spiegare la religione ai bambini sia parecchio complicato, ma avrei preferito un Dio tipo che ci vuole tanto bene ci ha creato un mondo meraviglioso ma poi noi facciamo le minchiate e lui ci perdona pure a quello incazzoso dell'Antico Testamento che fulmina tutti come fosse una 380, propinatoci a dottrina.
Non mi capacitavo di troppe cose, la storia del figliol prodigo, la pianta di fico (neanche ad una donna al nono mese viene in mente di folgorare un albero se non trova la frutta fuori stagione), il pentimento in punto di morte, il fatto che basta chiedere e vi sarà dato.
Con tutto quello che chiedevo io, forse lo domandavo con troppa educazione.

E' che sono sempre stata così, educata, non ho mai pestato i piedi per ottenere qualcosa, nemmeno con i miei, nemmeno adesso con Lui, che mi fa sentire sexy come un budino di riso, è un periodo in cui anche Rocco Papaleo lo batterebbe sul piano della verve amorosa.
Stavo proprio pensando, che insomma, mi da così per scontata, vorrei davvero che si allarmasse per lo sguardo di uno sconosciuto su di me, per il commento di un suo amico, per una incomprensione che gli facesse venire anche un solo, piccolo dubbio.
Ma non ho il coraggio di far nulla per provocare tutto questo, non sono così carogna e sinceramente non ho voglia di farlo star male.

Ci fosse però, pensavo, così, non per colpa mia, ma un non so, un bel maschione arrapato che gli desse solo un po' fastidio per niente di che, un modo di guardare me e il mio sedere, che lo facesse solo sospettare che non per forza piaccio a Lui e basta, che insomma, tengo una patata e me la merito anche.
Ancora.
Nonostante Lui.

E allora mi è venuto in mente, ma incontrassi un bell'uccello affamato che mi intercetta per strada mentre Lui vede tutto.
Mica ci farei nulla, ma almeno darei un po' di brio alla Sua giornata, diamine.
E oggi, per la prima volta in trentadue anni, Gesù ha subito esaudito le mie preghiere.









Alla lettera.





Questo è l'uccello (pettirosso) che ho trovato mentre ero in giro con Lui, ferito, assetato e affamato, proprio come avevo chiesto.

E mi tocca pure ringraziare il Padre eterno per tutto questo.






(e ringrazio pure la Lipu, a cui ho asfaltato i maroni tutta la giornata di domenica perché non sapevo che fare)

lunedì 20 ottobre 2014

Cronache dall'incubo


Rappresentare, il seguente filmato, la mia condizione dopo una lezione in palestra:








Non ritengo utile specificare che quelle che frequento sono lezioni di yoga.


lunedì 22 settembre 2014

Financial Times



"Credo che adesso si possa pensare ad un planning delle attività short-medium-long run"

"ma..."

"chiaramente correggendo lo scheduling a seconda dei feed-back ricevuti"

"io..."

"e degli obiettivi raggiunti"

"sì..."

"mantenendo un'approccio step by step, nel senso che bisogna targettizzare* i goals"

"mpfh..."

"perché capisci che il planning è cruciale, per il successo, 
ci aiuta a settare obiettivi raggiungibili.

 Uè, (very poco professional), ci sei?"    










Let me introdius iu: il personal trainer.




L'espressione che ha assunto Lui quando gli ho detto che mi sarei iscritta in palestra era uguale a quella che avrebbe avuto se gli avessi recitato il Credo in russo.
In effetti, non ho tempo, voglia, possibilità di mettere in cantiere anche questa cosa, in compenso ho tutta la mole e le speranze che servono per doverlo fare.


Adesso ho anche un ginnastico tutto per me, che parla come fosse ad un raduno di consulenti McKinsey, che non si ricorda come mi chiamo e per tagliar corto mi apostrofa con "ciccia" (ecco), che al mio mesto "scusi, lo so che c'è molto lavoro da fare" ha risposto "don't worry, you're my chance to become  a legend".






E ancora mi chiedo esattamente cosa voleva dire.





*????????????????

venerdì 12 settembre 2014

Libertà


Avendo l'animo, e non solo il sedere, decadente, amo settembre e tutta la sua malinconia.
O forse, amo settembre e i suoi fichi, l'uva, i porcini, le castagne, i cachi, le prime zucche e cietera.
A sedici anni non vedevo l'ora di finire gli studi, perché tutto questo ben di Dio non riuscivo a mandarlo proprio giù (figurativamente parlando, a livello gastrico macinavo volentieri tutta la frutta disponibile nel mese, approfondendo la conoscenza dell'orticaria per svariegate indigestioni) a causa dell'inizio delle scuole.
Pensavo che, lavorando, sarei stata libera, finalmente, di assaporare l'aria frizzante del mese, i primi freddi, le piogge, le prime minestre bollenti, l' aufffh espirato indossando un golfino e decontraendo i muscoli (sempre che esistano), le mele mature e la quantità di frutta secca che avrebbe fatto la gioia di Dumbo.
E cosa dire, ora che lavoro, che finalmente non vado più al liceo, che finalmente non ho più tutti i pomeriggi liberi, che finalmente non ho più tre mesi filati di gnente assoluto e ferie continuative, senza contare i quindici giorni di Natale, le vacanze di Pasqua, e perfino due giorni a carnevale.
La me attuale farebbe un bigliettino da recapitare alla me sedicenne con le scritta : cogliona. 
Ma poi non capirei.

Vedevo la crescita maturità età adulta  i trentadue anni come un traguardo per le vere libertà, quelle di cui in pratica godevano i miei, come non dover studiare nei fine settimana (motivo per cui ho deciso di iscrivermi ad un altro corso di laurea), potermi godere la casa (che infatti stiamo ancora cercando con tanto di sincope ogni volta che sparano il prezzo) (ma prima o poi approfondirò la questione), uno stipendio tutto mio (ah) (e dico "ah"), un uomo tutto mio, che quando tagliavo i pomodori mi abbracciasse da dietro e mi desse un bacio sul collo e mi sollevasse un pochino da terra dicendomi obebitiamo, e non un uomo che, quando taglio i pomodori, mi dice "stai schizzando il sughino sui fornelli che poi non vien via". E non mi da il bacino ma manco mi solleva, ma sul non sollevare capisco.
Una casa mia doveva essere il mio regno e il mio rifugio.
Invece.



Vedevo i trentenni come quelli realizzati, che non solo vivevano la propria vita, ma ancora, magari per pochi anni, potevano scegliere la direzione da darle.
Liberi, insomma.

Stamattina  mi sono sentita per un momento pure io così, libera, e pure un pochino ribelle.

E poi ho realizzato che la sensazione derivava dal fatto di essere sola in casa, e poter stare in bagno tre quarti d'ora, con la porta aperta e la Settimana Enigmistica nuova fra le mani.


Io ai sedicenni due paroline in più sulle prospettive dell'età adulta le farei.




giovedì 21 agosto 2014

Afterlife vs Aftereight



Quando terminerà questa esperienza terrena, vorrei tanto poter apparire alle persone che mi sono state vicine.

Vorrei portare loro un messaggio che in vita forse non hanno capito, e probabilmente non ho capito nemmeno io.

Vorrei svelare verità chiare solo dopo il passaggio.

Vorrei apparire loro senza questa veste carnale.

Nella mia immaginazione, i morti compaiono ai vivi sotto forma di scheletro, e trovo che questa sia una bella soluzione, vorrei così poter finalmente dire













"HEY DIETOLOGO ADESSO LO VEDI CHE AVEVO LE OSSA GRANDI??"


e farmi dare ragione, almeno da morta.




lunedì 4 agosto 2014

Prometto


Caro Gesù,
mi rivolgo a Te dopo l'ultimo contatto nei tempi in cui  Kiss Me Licia era  una novità, perché Tua Madre, alla quale volentieri faccio appello dato che non interrompe e non chiede spiegazioni, ultimamente ha messo il blocca-preghiera quando vede che sono io, avendo esagerato con l'autocommiserazione.
Che ammetto, non ha motivo di esistere, a meno di non mirare al  primato di Uord Cempion ov Piagnisteis,  avendo io un corpo (quasi due) in salute, l'amore, e un lavoro.
Prometto che non mi lamenterò se come al solito ti confondi con le richieste natalizie (portafoglio pesante e sedere leggero), se quando chiedo una risposta parli per metafore (e io con le vergini sai che c'entro poco) e se non suggerisci a mia nonna i numeri del superenalotto.
Prometto di non puntualizzare sempre che l'ammontare di  insettini girati sulla schiena che ho salvato, insieme ai lombrichi tirati fuori dalle pozzanghere mentre piove,  mi varrebbe almeno un certificato di bontà spendibile per le feste.




Prometto che metterò in luce le cose positive di cui posso godere, e lascerò stare quelle negative.
Prometto che non saranno al solito, nell'ordine, "tette" e "culo", ma apprezzerò anche le piccolezze che do per scontate, tipo le rotelle di liquirizia.
Prometto che ogni volta che prenderò un libro in mano perderò l'abitudine di rimproverarti per non avermi dato il superpotere* di studiare per osmosi, che sarebbe comunque stata un'idea carina ed apprezzabile.
Prometto di ricordarmi ogni sera di ringraziare tuo papà per non aver dato le ali ai ragni.
Prometto d'ora in poi di affrontare le sfide quotidiane con lo stesso entusiasmo dei concorrenti di Giochi Senza Frontiere, e per questo ti chiedo di darmi la tenacia dei  peli superflui e la devozione della mia cellulite, che non andrebbe via nemmeno se mi tagliassi le gambe.
Prometto che cercherò di vedere il mondo più rosa, senza scomodare per questo Madama Cataratta.
Prometto che cercherò di accettare che il prossimo può essere mio fratello, senza per forza chiamarsi Abele.
Prometto che cercherò di fare del mio corpo un tempio, senza per questo che abbia le dimensioni del Partenone.
Prometto che cercherò il buono in tutto, e non solo nella cioccolata.

In cambio,per cortesia, ti chiedo solo una cosa.
Niente di materiale, nulla che porti ricchezza o banalità troppo terrene.
Vorrei solo la Rivelazione.

Dammi la ricetta della nutella senza calorie, so che tu ce l'hai.
Per piacere.
Amen, e grazie.




*"dono, si dice dono" - Gesù

sabato 26 luglio 2014

Letture







Leggere un libro mi lascia sempre qualcosa in più rispetto a prima.
(Anche mangiare in generale mi lascia sempre qualcosa in più, ma si tratta di chili).






Mi piace l'odore della carta e il crunch che fa la copertina ancora da aprire del tutto, mi piace dimenticare chi sono, solo per un pochino, e vivere altre vite.
Se è un buon racconto, mi dimentico perfino di mangiare.
(se è meno buono, si trovano svariegate macchie di svariegati alimenti sulle pagine).
Mi piace scoprire autori nuovi, mi piace affezionarmi a loro e non mollarli più.
Mi piace leggere un paio di libri contemporaneamente, anche se poi mischio i generi e mi chiedo che razza di camurria sia  The China Study, perché nel frattempo stavo finendo un libro di Camilleri.
Mi piace leggere i classici, quelli che da sempre esistono negli scaffali delle biblioteche.
Mi piacciono tanto, se sono stati letti da generazioni  ci sarà un motivo.
E non intendo i best seller, che non per forza sono stati best written, intendo proprio i classici, da Calvino a Manzoni, mica caccole.

E a proposito fino a ieri, pensavo che in assoluto il maggior successo editoriale  fosse quello che vendono davvero dappertutto, dagli Autogrill alle cartolerie, dai supermercati alle librerie, quello insomma che trovi in tutti i paesi.

Quel libro che si trova in tutti i formati.
Quello davvero economico.
Quello che nemmeno ha bisogno di una vera traduzione.
E no, non  stiam parlando della Bibbia.


Poi ho scoperto che in realtà sono block-notes, e non si tratta del libro  "Tutto quello che gli uomini sanno delle donne".

Però tutto quel bianco e quel vuoto ci stava bene, con quel titolo lì..


martedì 8 luglio 2014

Globetrotter


Se avessi cercato di convincere la me dodicenne che avrei superato i trenta lavorando come anonima impiegata in un posto grande come lo sfintere di una formica,  sovrappeso, con un compagno che ha tanti soldi sul conto quanti capelli in testa - e lascio intendere il dramma tricologico in corso - mi sarei sparata seduta stante, dopo aver fatto una breve incursione nel futuro per prendermi a sberle e dirmi "vergognati, imbecille".

Oggi mi è passato davanti il banner di un volo last second, e in accordo con i piani di me vent'anni fa avrei dovuto prendere la carta di credito, buttare due straccetti da cento euris l'uno in valigia, e partire col mio compagno sexy e ricco e pazzamente innamorato di me.

La verità è che né io né bellicapelli abbiamo più voglia di muoverci, e aspettiamo il fine settimana con l'eccitante prospettiva di farci un sonnetto sul divano.

Per fortuna c'è lei, che ci costringe a muoverci.



L'ha scelta Lui, tra tutti gli sfigati del canile, con la nobile motivazione che:

"è alta. 
E magra.
Magari t'ispira".

(se ve lo chiedete: no, non mi ha ispirata)

Finché ho ufficialmente vissuto come parassita dei miei, ho approfittato del loro portafoglio - che si apriva con generosa dilatazione - per viaggiare. (A trent'anni passati mi trovo al massimo a pisciare il cane due isolati più in là) (e a volte non ne ho manco voglia) (comunque, a livello di finanze, non mi potrei permettere nemmeno una gita a Sbrodonzo Inferiore, ora come ora).

La cosa meravigliosa del viaggiare, per me, era farlo da sola, trovando una famiglia con cui stare; di solito capitavo in nuclei ove il padre era un signore di una certa classe che faceva giochi di parole assolutamente incomprensibili e poi passava la restante parte della mia gita nel vano tentativo di spiegarmeli, terminando l'ultimo giorno con un desolato"lascia perdere". Specifico che si trattava di tedeschi, gente meravigliosa per molti aspetti ma col senso dell'umorismo di una lattuga, mediamente.
Di quel periodo ricordo che le città erano sempre schön e il cibo molto gut, e null'altro. Un paio di giorni fa ho incontrato un turista e ho provato a chiedergli come si chiamava il cane, tanto per distogliere l'attenzione dal fatto che la mia stava cercando un approccio olfattivo-culifero con l'esemplare teutonico, e invece del doveroso wie heisst es mi è venuto fuori wie weit ist es, che si avvicina più a "quanto manca", una cosa tipo "quanto ha ancora da star sulla terra questo catorcio di bestia?".

Lasciamo in pace Goethe e il suo idioma.

Ho trascorso un bellissimo periodo presso una famiglia negli Steit ( oh yeah), un periodo discretamente lungo.
Non sapevo una parola una di inglese, ne avevo bisogno per laurearmi,  e quello era il sistema migliore per imparare in fretta.
L'indulgenza delle persone nei confronti del fatto che non conoscessi la loro lingua era già sparita al terzo giorno, è gente pragmatica, senza pazienza, tipo che se Iddio avesse creato il mondo dall' Oklahoma non gli avrebbero concesso la domenica per riposarsi ma al giovedì avrebbero già preteso un BurgerKing, una Pepsi e un tacchino ripieno.
Mi facevano vedere un sacco di film, tutte pietre miliari del cinema.

"Mai visto Reservoir Dogs?"
(vai a capire che intendevano "Le Jene")

"No"

"Lo guardiamo stasera. E' la storia di un'aragosta violenta"
(un po' scioccante, ma si trattava pur sempre di Tarantino, perbacco)




(o forse avevo capito male. Il film trattava di un criceto manesco)
















(certo che ne ha di fantasia, quel regista)



(Continuavo a chiedermi, guardano il film, quando sarebbero comparse le chele giganti o i brutali dentoni a spaccare tutto, per poi realizzare che aveva detto  mobster - criminale - e no  lobster - aragosta-  e tantomeno  hamster - criceto).

(che delusione, comunque, era solo un malvivente, un criceto assassino sarebbe stato il massimo)

E anche con la lingua che pensavo di padroneggiare più di tutte - ma provate voi a lavorare in francia e capire per telefono le lamentele di un signore in piccardia che non ha ricevuto il pacco, poi ne riparliamo - ho avuto difficoltà, una volta sul posto.
Dove, dando per scontato di intendere almeno il cinquanta per cento di ciò che mi diceva la gente intorno, volevo  fare quel minimo di vita sociale che finalmente potevo permettermi, e così avevo dato un appuntamento ad un amico della collega.
Così, i francesi fanno proprio così        





"E comme fasciò a riconoscerti entre les autres?










"Oh, beh, non ti preoccupare, mi riconoscerai subito. Sono quella con le mutande"




Ho proprio detto così, "j'ai les culottes".



Avrei voluto dire "j'ai les lunettes", porto gli occhiali.

Ma mi sono confusa.




Forse è un bene, che la mia carriera prosegua qui in Italia.






















venerdì 27 giugno 2014

"Cosa hai fatto oggi?"





Lei: 
"il solito"
(nove ore di lavoro, due di macchina)      






Lui:
"mi sono svegliato
ho fatto colazione
ho fatto la doccia
no aspetta, prima ho fatto la doccia poi ho fatto colazione
ho lavato i piatti della colazione
ho portato fuori il cane
(segue dettagliato resoconto delle pisciate del cane)
(incontri del cane)
(varie ed eventuali sul cane)
sono tornato a casa
ho risposto alle e-mail
ho steso la roba lavata
no,scusa, prima ho ritirato le cose asciutte
poi ho steso
sono andato dai miei
ho pranzato dai miei
ho guardato la tv dai miei
sono andato a comprare l'acqua
ho preso un caffè con giulio
ho incontrato igor che era una vita che non vedevo
e ho preso un altro caffè con lui
sono tornato a casa
mi sono fatto un riposino
mi sono alzato
ho cambiato lo shampoo nella doccia perché era finito
(vi giuro che me lo ha detto)
ho messo su l'acqua per la pasta
ho aspettato tornassi a casa


e pensa che oggi ero in ferie".


Il  mio massimo rispetto per quest'uomo che farebbe passare perfino BaraccoBama per un fannullone, al suo confronto.




martedì 17 giugno 2014

Yin e Yang




Si dice, in India, che l'ora più bella sia quella dell'alba, quando la notte sta per abbandonare il giorno e la luce non ha ancora squarciato il velo dell'ombra; l'ora in cui l'uomo può capire, se sa ascoltare, che tutto ciò che nella vita appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero, il male ed il bene, non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, sì, distinti, ma non separabili.

Come due amanti, che sono differenti, ma nell'amore diventano Uno.

Nel disegno, i due punti esprimono l'idea che ogni qualvolta una forza arriva al suo apice, contiene già in sé i semi del suo opposto, e sia costretta ad invertire il proprio corso tramutandosi completamente.

Ma significa anche che non possiamo apprezzare davvero la felicità senza aver mai provato la tristezza.

Significa ancora che senza oppositori che intralciano il nostro cammino, non vale nemmeno la pena impegnarsi.

Significa soprattutto che non è tutto solo bianco, o solo nero.


Ne ho avuto conferma in questi giorni, quando ho messo in lavatrice la sua tuta Adidas preferita insieme ai pantaloni rossi perché tanto "sto lavando la roba nera", scordando che, da brava divisa taoista, ha le bande bianche che adesso sono un indefinito color fenicottero abbronzato.




Non l'ha ancora vista, ma ho le valigie pronte per il primo monastero shaolin che voglia accogliermi, possibilmente  senza lavanderia.




giovedì 12 giugno 2014

Rimedi contro la cellulite


Devo metterlo nel curriculum come specializzazione: esperta in delusioni da grandi aspettative.

Tutti i sistemi che sulle altre funzionano in sei giorni togliendo cellulite, peli superflui, pensieri molesti e parenti stretti, su di me non hanno alcun effetto.

Sorvolo sul termine dieta, una pratica crudele avente il preciso scopo di diffondere il cattivo umore nel mondo. Se io dovevo nascere per nutrirmi così

nascevo verme. E in quel caso sarei stata pure longilinea.

Una parola sui pantaloncini va fatta, lasciamo perdere i sudarelli in neoprene, che hanno il solo scopo di farti capire come sta la verdura quando è nel cellophane, parliamo di quelli nuovi. Le quali istruzioni d'uso, nascoste bene dentro ad una cassaforte allegata alla confezione,  recitano che per fare effetto devono stare "a contatto costante con la pelle, senza indumenti intimi" (puah). Oppure ti suggeriscono di indossarli quando funzionano al meglio, di notte. Che già così tra lavoro cane casa e cietera si tromba poco, se poi devo chiamare gli artificieri per detonare i mutandoni e presentarmi a lui con un paio di gambe non solo sovradimensionate ma pure sudaticce, diventa gay e non lo biasimo.



Le creme invece, semplicemente, non funzionano. L'unica volta che mi sono permessa di sottolinearlo, ma solo perché conoscevo il farmacista, mi sono sentita rispondere che non era colpa della crema, ma della mancanza di energia del massaggio.

Pronti via, mi rivolgo ad un muratore con cazzuola
 oppure ad un centro estetico:
ma se, vedendo questa immagine, la prima parola che vi è venuta in mente è "Nutella", siete persone di poca speranza, proprio come me. 


Due parole ancora sugli esercizi, semplici, da fare anche a casa.
Mi sono svegliata prima un po' di mattine, per trovare il tempo, e se si considera attività fisica addormentarsi sul tappetino, allora ho fatto centro. 
Più che categoria fitness, io appartengo a 
quella Lochness.

Resta da provare: 
 1)Lui che guarda lla cellulite negli occhi e dice "SEI FUORI"




2) Un esorcismo




3) Far ingrassare tutte le altre.



Oppure, dal ultimo, se "siamo quello che mangiamo", iniziare a nutrirsi di gente magra. 


lunedì 21 aprile 2014

Uomini


"Non mi resistono"

"Davvero?"

"Giuro, non mi resistono"

"Come lo sai?"

"Lo so e basta, si tratta del mio sedere"

"Del tuo...?"

"Sedere, il mio sedere, non ce la fanno"

"Dici..."

"Per quanto si sforzino, non ce la fanno"

"Scusa, ma mi pare niente di che"

"Guardalo, è bello tondo"

"Quadrato non l'ho ancora visto"

"Beh, è quello, è colpa del mio sedere, specie quando mi chino"

"E perché mai ti dovresti chinare??"

"Ma che ne so, per allacciarmi le scarpe, o per fare una carezza ad un cane, cose così, banali, che faccio senza pensarci, ed è male, perché specie in quella posa, non ce la fanno, non resistono"

"Per il tuo sedere"

"Sì, in particolare per quello, ma direi per tutta quanta me"






Avete appena assistito a:

1)Perversioni maschili sul mio fondoschiena

2) Ho rotto l'ennesimo paio di pantaloni con un poco dignitoso crack per colpa del mio mastodontico deretano.


Scegliete voi quale delle due.




domenica 13 aprile 2014

"Se ti chiedo una cosa, t'offendi?"


Questo non è il  presupposto di una sana comunicazione.

Mi par di vedere me stessa che apostrofavo mia madre con "se ti dico una cosa, t'arrabbi?"
( LaCosa virava dal ho distrutto l'orcio del nonno inciampandoci sopra a il tappeto non sarà agibile per un bel pezzo a ci tenevi davvero tanto al comodino? ) ma io avevo dodici anni, quando lo facevo.

Il problema è che sono anche curiosa come una scimmia, quindi devo decidere cosa mi farà più rodere: sentire cosa mi dirà o pensare a cosa avrebbe voluto dirmi.
Decido che gliela farò pagare comunque, tanto vale ascoltarlo.

"Ma te, sei ancora a dieta?"

Forse me lo chiede perché ha scoperto che ad aprile ho deciso di eliminare tutte le scorte di cioccolata, tanto non regge il caldo.

"Mi è venuto il dubbio perché mentre mangiavo il tiramisù hai fatto la mossa alla Rey Mysterio per leccare il cucchiaino prima che lo buttassi nel lavandino.
Volevo sapere se hai completamente perso la dignità, o sei a dieta da troppo tempo"

Temo tutte e due, temo.







giovedì 3 aprile 2014

Masterscief


Ah beh bravissimi tutti.

Soprattutto a non tirare i noccioli d'oliva con una fionda (fatta rigorosamente con budella di capra e due sedani incrociati) sui giudici.
Insomma.
C'è quel tipo che sviene di fronte ad un tourbillon di palle d'asino in salsa marsigliese con guazzetto di peli di cammello perchè non è ben impiattato e poi fa la pubblicità alla pastaprontabuitoni; l'altro che ha aperto un locale dove pare si paghi pochetto ma mangi una micragna e devi correre da SpeedyPizza per rimpire il buco allo stomaco ( poi, evvia, una crema di carote è già una tristezza così com'è, pure metterla a quindici euri mi pare una presa pour le derrière) (e tra l'altro se lo chiami "Segheria" mi vien da pensare che la carne sia quantomeno duretta, non che quel posto fosse un laboratorio); il terzo che commette un crimine ogni volta che si veste, ma almeno è più simpatico.

Fate partecipare Khal Drogo come concorrente, e poi vediamo chi gli assaggia il piatto.


"Davero no è ben cotta????"

Non mi piace molto la disinvoltura con la quale liquidano come schife portate che nemmeno avrei pensato (in mezz'ora qui si fa un'insalata), con ingredienti di cui ignoravo l'esistenza (vivendo ugualmente benissimo) e con cotture di cui sospettavo capace solo Maga Magò.

Almeno in cucina, vorrei evitare i presciur test, li affronto già al lavoro, a casa, in macchina, e ogni volta che infilo un paio di pantaloni appena lavati.
Il cibo è un tale godimento.
Non vedo il senso di tutto quell'affanno dietro ad un rognone.

Mangiare è una benedizione.
Per chi può.
Io, che vivrei serenamente con una decina di pagnotte al giorno e due bicchieri di vino, (e il tiramisù, non dimentichiamo il tiramisù) mi sono sentita dire, da quando avevo circa sedici anni, che i carboidrati dovrei dimenticarli.
L'ho beatamente ignorato fino ad ora, che il Torquemada delle farine ("nutrizionista") mi ha detto che o rinunciavo a panepastapizzapatatealcool o il mio sedere sarebbe stato presto usato come riferimento da GoogleMaps.

E insomma.
La prima settimana volevo piangere.
La seconda volevo piangere.
La terza ho pianto.
La quarta ho mangiato due pizze in una sera, e mi sono sentita male.
La quinta ho continuato a star male ( ho un senso di colpa laureato ad Harvard)
La sesta ho deciso che era il momento di trovare dei sostituti ai primi, altrimenti sarei diventata scema (ho iniziato a sentire il jingle di Law&Order quando mi avvicinavo all'armadio dei dolci).

E così mi sono messa a cucinare i cookies, giusto per me.
Se avessi intitolato questo post così come avevo pensato (Biscotti con farina di soia non proprio immangiabili) avrei fatto esplodere le statistiche sulle visite del sito, dal momento sono difficilissimi da ottenere almeno masticabili, senza tagliare la soia con altre farine.

Bene, dopo infiniti tentativi, ho scoperto che sono fattibili.
Oppure le mie papille gustative si sono suicidate in massa, e mi paiono passabili anche queste porcherie.

Comunque, qui la ricetta dei Decentelli, non ho trovato altro nome.

Ingredienti:
100gr farina di soia
un barattolo di yogurth bianco
tre o quattro mele
una manciata di uva passa
otto prugne secche
miele
lievito per dolci
Mezza bacca di vaniglia
un ovino di gallina felice (deve essere "0". E senza punte, direi)
poco olio

Procedimento:
Fate come me e comprate farina di soia non tostata, così vi renderete conto che solo tostandola ha un sapore passabile e poi dovrete tostarla voi.
Oppure prendetela tostata.
Aggiungete il lievito, ma solo per sfizio, questa farina non ha modo di crescere perchP non è tecnicamente farina, ma provateci lo stesso e abbiate fede.
Mescolate da parte l'uovo e lo yogurth , poi aggiungete la mezza bacca di vaniglia, un filino di olio, il miele (o lo zucchero di canna, ce ne va parecchio perché la farina di soia ha un sapore perfido, tipo tre bei cucchiaioni), tagliate piccoli piccoli pezzetti di mela, e le prugne secche. Se siete bravi riuscite a  non mangiare tutti i fichi secchi che avete in casa, metteteli nel biscotto al posto delle prugne, ma io avevo solo quelle perchè ho devastato il resto della frutta che avevo messo da parte.
Le mele sono davvero tante, rispetto alla farina:  è l'unico modo per salvare il senso del gusto da un harakiri.
Mescolate gli ingredienti secchi con quelli umidi (era un sacco di tempo che volevo dirlo anch'io).
Fate dei biscotti spessi, io li faccio di circa 3 cm così da poter dire "ne ho mangiati solo due o tre" senza mentire spudoratamente.

Infornateli a 180° per venti minuti circa, e abbiate la decenza di aspettare il mattino dopo per mangiarli.

Io non l'ho fatto, e mi sono giocata mezza lingua.




E se non avete problemi reali con i farinacei, compratevi un pacchetto di Macine e fatevelo fuori a  colazione, per piacere.






venerdì 28 marzo 2014

"Amore":


Nevrosi passeggera guaribile con il matrimonio.
(Ambrose Bierce)


Non sono in grado di parlare dell'amore, anche se, per una botta di culo cosmica, lo vivo tutti i giorni.

Non sono in grado nemmeno di parlare del matrimonio, perchè Lui si sente ancora troppo giovine per sposarsi. Mi piacerebbe studiare il baco cerebrale che gli fa credere che una piacevole convivenza che si protrae dai tempi di Noè sarebbe un incubo con un anello al dito, ma tant'è.

Ogni tanto torno alla carica, non perchè vorrei in effetti proprio sposarmi, ma ci terrei alla cerimonia.
Per quanto ammetta che mettere per iscritto la mia volontà di viviere in eterno con Lui, tradisce dubbie facoltà mentali.

Per sempre, & con Lui.
Con uno che, per principio, non crede ai navigatori satellitari, alle dosi scritte sulle ricette, alle istruzioni negli ovetti Kinder (per cui ascolta il navigatore, legge la ricetta e srotola le istruzioni del giochino, e poi dice  "ma vaaaaaa!" con l'espressione di quello che ne sa di più).
Con uno che, quella volta all'anno che gli salta in mente di cucinare, invece di buttare giù due spaghetti al pomodoro, fa una pasta al sugo di "cipolla caramellata con riduzione di balsamico, cannella e chiodi di garofano", una porcheria che neanche a bere l'acqua  direttamente dall'acquasantiera va giù.
Con uno che torna a casa e di fronte a due teglie di lasagne appena tirate fuori dal forno dice "ma io veramente volevo pizza".
Con uno che si inventa infortuni domestici solo per non lavare i piatti.
E molto altro.



Poi stasera, portando a spasso il cane, vedo questi due:




insieme, a tenersi caldo sul faretto.

E ho pensato che a lamentarmi sono bravissima pure io, ed ho invidiato  molto quei due piccioni che senza farsi troppe domande si godono semplicemente il caldo insieme, in pace, e ho pensato che preferisco pensare all'amore così.





(avendo però un animo arido e gretto, ci ho riflettuto ed ho convenuto con me stessa che:

1) saranno due maschi
2) saranno insieme per spidocchiarsi l'un l'altro
3) saranno lì per aspettare che qualcuno sia a tiro
4)saranno due perfetti sconosciuti e tra due minuti litigheranno fino a spiumarsi per avere la parte più calda della lampada e arrostirsi il portacode

Ma sarebbe bello se fossero veramente due piccioni innamorati)




lunedì 24 febbraio 2014

Rosa, molto rosa

 
 L'unico colore posseduto e declinato in tutte le forme infilabili in un armadio: pantalonimagliecamicettescarpeborse.

Lo uso spesso solo per ricordarmi di vedere le cose sotto questa sfumatura, e pure per ribadire che sono una donna, perchè non sempre si capisce, specie quelle mattine in cui mi sveglio e staccherei a morsi pure la testa di Obi Wan Kenobi, se lo incontrassi.



Così ero di rosa vestita, e mentre mi allacciavo l'ultimo bottone della camicia, lui apre un occhio e, scostando piano le lenzuola, mi sussurra:

"Amore"
 "Che vuoi?"
"Amore sei così...così...ummhhh"
"???"
"Amore, sei come la mortadella"
(il che, detto alle ore sei e trenta del mattino, ha le sue attenuanti)



"Sei rosa"
Ineccepibile.

"Sei buona"
Tesoro mio.

"Sei grassa"



E'  uno di quei  giorni in cui la vita si vede rosa solo con un glaucoma.                           
                                          







martedì 4 febbraio 2014

Fa muscolo


Mi dicono che dovrei usare il limone, per condire.


E per carità, ci mancherebbe, nulla contro di lui.


A me il limone piace tantissimo.


L'agrume mi sta particolarmente simpatico infilato dentro ad una Corona, oppure cosparso di sale e seguito da una tequila.



Ma  condire, 'nzomma,  no.


Piuttosto nulla.

E invece pare proprio che dovrei usarlo - senza accostarlo a termini quali "torta", "biscotto", "crema", "gelato" - perchè fa un gran bene.


Pare.


Sono un po' scettica sui cibi dicuinonpuoipiùfareameno, un colpo sembra che senza lievito di birra tu debba perdere tutti i peli e capelli, un colpo vien fuori che è lo scatafascio dell'intestino, un colpo dicono che senza latte ti sbriciolerai dopo i trenta, un colpo sembra che una volta bevuto, subaffitti lo stomaco ad un sabba di incudini.

Sono confusa, e più cerco di informarmi più sono confusa.

Vorrei tanto valesse la regola "ciò che ti piace ti fa bene", ma ridurrei la dieta a cioccolato, panna e arachidi.

Una cosa che non mangio da un po' di tempo è la carne.
Il che ha scatenato la Fatwa del Nutrizionista.

"Devi mangiarla"
"Non ci riesco"
"Non importa"
"Davvero, non ci riesco. O meglio, ci riuscirei se fosse insaporita con provola, grana, uovo, pane macinato, prezzemolo e aglio e fritta in caldo olio. Al di là di questo, mi fa senso"
"E brava te, se non mangi muscolo come fai a fare muscolo?"

Grazie Dietologo, mi hai svelato la luce.
Se la carne fa muscolo, per analogia ho risolto  il problema del mio petto da quaglia.
Comincio con dosi massicce di

 


e  nel giro di un mese dovrei arrivare ad una quinta.

Ditemi che funziona così.




E comunque, io non avvicinerei volentieri un orangutan, pensando che se non mangia carne non ha muscolo.
Non credo siano solo ossa e sentimenti, quella roba sotto al pelo.