lunedì 22 settembre 2014

Financial Times



"Credo che adesso si possa pensare ad un planning delle attività short-medium-long run"

"ma..."

"chiaramente correggendo lo scheduling a seconda dei feed-back ricevuti"

"io..."

"e degli obiettivi raggiunti"

"sì..."

"mantenendo un'approccio step by step, nel senso che bisogna targettizzare* i goals"

"mpfh..."

"perché capisci che il planning è cruciale, per il successo, 
ci aiuta a settare obiettivi raggiungibili.

 Uè, (very poco professional), ci sei?"    










Let me introdius iu: il personal trainer.




L'espressione che ha assunto Lui quando gli ho detto che mi sarei iscritta in palestra era uguale a quella che avrebbe avuto se gli avessi recitato il Credo in russo.
In effetti, non ho tempo, voglia, possibilità di mettere in cantiere anche questa cosa, in compenso ho tutta la mole e le speranze che servono per doverlo fare.


Adesso ho anche un ginnastico tutto per me, che parla come fosse ad un raduno di consulenti McKinsey, che non si ricorda come mi chiamo e per tagliar corto mi apostrofa con "ciccia" (ecco), che al mio mesto "scusi, lo so che c'è molto lavoro da fare" ha risposto "don't worry, you're my chance to become  a legend".






E ancora mi chiedo esattamente cosa voleva dire.





*????????????????

venerdì 12 settembre 2014

Libertà


Avendo l'animo, e non solo il sedere, decadente, amo settembre e tutta la sua malinconia.
O forse, amo settembre e i suoi fichi, l'uva, i porcini, le castagne, i cachi, le prime zucche e cietera.
A sedici anni non vedevo l'ora di finire gli studi, perché tutto questo ben di Dio non riuscivo a mandarlo proprio giù (figurativamente parlando, a livello gastrico macinavo volentieri tutta la frutta disponibile nel mese, approfondendo la conoscenza dell'orticaria per svariegate indigestioni) a causa dell'inizio delle scuole.
Pensavo che, lavorando, sarei stata libera, finalmente, di assaporare l'aria frizzante del mese, i primi freddi, le piogge, le prime minestre bollenti, l' aufffh espirato indossando un golfino e decontraendo i muscoli (sempre che esistano), le mele mature e la quantità di frutta secca che avrebbe fatto la gioia di Dumbo.
E cosa dire, ora che lavoro, che finalmente non vado più al liceo, che finalmente non ho più tutti i pomeriggi liberi, che finalmente non ho più tre mesi filati di gnente assoluto e ferie continuative, senza contare i quindici giorni di Natale, le vacanze di Pasqua, e perfino due giorni a carnevale.
La me attuale farebbe un bigliettino da recapitare alla me sedicenne con le scritta : cogliona. 
Ma poi non capirei.

Vedevo la crescita maturità età adulta  i trentadue anni come un traguardo per le vere libertà, quelle di cui in pratica godevano i miei, come non dover studiare nei fine settimana (motivo per cui ho deciso di iscrivermi ad un altro corso di laurea), potermi godere la casa (che infatti stiamo ancora cercando con tanto di sincope ogni volta che sparano il prezzo) (ma prima o poi approfondirò la questione), uno stipendio tutto mio (ah) (e dico "ah"), un uomo tutto mio, che quando tagliavo i pomodori mi abbracciasse da dietro e mi desse un bacio sul collo e mi sollevasse un pochino da terra dicendomi obebitiamo, e non un uomo che, quando taglio i pomodori, mi dice "stai schizzando il sughino sui fornelli che poi non vien via". E non mi da il bacino ma manco mi solleva, ma sul non sollevare capisco.
Una casa mia doveva essere il mio regno e il mio rifugio.
Invece.



Vedevo i trentenni come quelli realizzati, che non solo vivevano la propria vita, ma ancora, magari per pochi anni, potevano scegliere la direzione da darle.
Liberi, insomma.

Stamattina  mi sono sentita per un momento pure io così, libera, e pure un pochino ribelle.

E poi ho realizzato che la sensazione derivava dal fatto di essere sola in casa, e poter stare in bagno tre quarti d'ora, con la porta aperta e la Settimana Enigmistica nuova fra le mani.


Io ai sedicenni due paroline in più sulle prospettive dell'età adulta le farei.