lunedì 21 aprile 2014

Uomini


"Non mi resistono"

"Davvero?"

"Giuro, non mi resistono"

"Come lo sai?"

"Lo so e basta, si tratta del mio sedere"

"Del tuo...?"

"Sedere, il mio sedere, non ce la fanno"

"Dici..."

"Per quanto si sforzino, non ce la fanno"

"Scusa, ma mi pare niente di che"

"Guardalo, è bello tondo"

"Quadrato non l'ho ancora visto"

"Beh, è quello, è colpa del mio sedere, specie quando mi chino"

"E perché mai ti dovresti chinare??"

"Ma che ne so, per allacciarmi le scarpe, o per fare una carezza ad un cane, cose così, banali, che faccio senza pensarci, ed è male, perché specie in quella posa, non ce la fanno, non resistono"

"Per il tuo sedere"

"Sì, in particolare per quello, ma direi per tutta quanta me"






Avete appena assistito a:

1)Perversioni maschili sul mio fondoschiena

2) Ho rotto l'ennesimo paio di pantaloni con un poco dignitoso crack per colpa del mio mastodontico deretano.


Scegliete voi quale delle due.




domenica 13 aprile 2014

"Se ti chiedo una cosa, t'offendi?"


Questo non è il  presupposto di una sana comunicazione.

Mi par di vedere me stessa che apostrofavo mia madre con "se ti dico una cosa, t'arrabbi?"
( LaCosa virava dal ho distrutto l'orcio del nonno inciampandoci sopra a il tappeto non sarà agibile per un bel pezzo a ci tenevi davvero tanto al comodino? ) ma io avevo dodici anni, quando lo facevo.

Il problema è che sono anche curiosa come una scimmia, quindi devo decidere cosa mi farà più rodere: sentire cosa mi dirà o pensare a cosa avrebbe voluto dirmi.
Decido che gliela farò pagare comunque, tanto vale ascoltarlo.

"Ma te, sei ancora a dieta?"

Forse me lo chiede perché ha scoperto che ad aprile ho deciso di eliminare tutte le scorte di cioccolata, tanto non regge il caldo.

"Mi è venuto il dubbio perché mentre mangiavo il tiramisù hai fatto la mossa alla Rey Mysterio per leccare il cucchiaino prima che lo buttassi nel lavandino.
Volevo sapere se hai completamente perso la dignità, o sei a dieta da troppo tempo"

Temo tutte e due, temo.







giovedì 3 aprile 2014

Masterscief


Ah beh bravissimi tutti.

Soprattutto a non tirare i noccioli d'oliva con una fionda (fatta rigorosamente con budella di capra e due sedani incrociati) sui giudici.
Insomma.
C'è quel tipo che sviene di fronte ad un tourbillon di palle d'asino in salsa marsigliese con guazzetto di peli di cammello perchè non è ben impiattato e poi fa la pubblicità alla pastaprontabuitoni; l'altro che ha aperto un locale dove pare si paghi pochetto ma mangi una micragna e devi correre da SpeedyPizza per rimpire il buco allo stomaco ( poi, evvia, una crema di carote è già una tristezza così com'è, pure metterla a quindici euri mi pare una presa pour le derrière) (e tra l'altro se lo chiami "Segheria" mi vien da pensare che la carne sia quantomeno duretta, non che quel posto fosse un laboratorio); il terzo che commette un crimine ogni volta che si veste, ma almeno è più simpatico.

Fate partecipare Khal Drogo come concorrente, e poi vediamo chi gli assaggia il piatto.


"Davero no è ben cotta????"

Non mi piace molto la disinvoltura con la quale liquidano come schife portate che nemmeno avrei pensato (in mezz'ora qui si fa un'insalata), con ingredienti di cui ignoravo l'esistenza (vivendo ugualmente benissimo) e con cotture di cui sospettavo capace solo Maga Magò.

Almeno in cucina, vorrei evitare i presciur test, li affronto già al lavoro, a casa, in macchina, e ogni volta che infilo un paio di pantaloni appena lavati.
Il cibo è un tale godimento.
Non vedo il senso di tutto quell'affanno dietro ad un rognone.

Mangiare è una benedizione.
Per chi può.
Io, che vivrei serenamente con una decina di pagnotte al giorno e due bicchieri di vino, (e il tiramisù, non dimentichiamo il tiramisù) mi sono sentita dire, da quando avevo circa sedici anni, che i carboidrati dovrei dimenticarli.
L'ho beatamente ignorato fino ad ora, che il Torquemada delle farine ("nutrizionista") mi ha detto che o rinunciavo a panepastapizzapatatealcool o il mio sedere sarebbe stato presto usato come riferimento da GoogleMaps.

E insomma.
La prima settimana volevo piangere.
La seconda volevo piangere.
La terza ho pianto.
La quarta ho mangiato due pizze in una sera, e mi sono sentita male.
La quinta ho continuato a star male ( ho un senso di colpa laureato ad Harvard)
La sesta ho deciso che era il momento di trovare dei sostituti ai primi, altrimenti sarei diventata scema (ho iniziato a sentire il jingle di Law&Order quando mi avvicinavo all'armadio dei dolci).

E così mi sono messa a cucinare i cookies, giusto per me.
Se avessi intitolato questo post così come avevo pensato (Biscotti con farina di soia non proprio immangiabili) avrei fatto esplodere le statistiche sulle visite del sito, dal momento sono difficilissimi da ottenere almeno masticabili, senza tagliare la soia con altre farine.

Bene, dopo infiniti tentativi, ho scoperto che sono fattibili.
Oppure le mie papille gustative si sono suicidate in massa, e mi paiono passabili anche queste porcherie.

Comunque, qui la ricetta dei Decentelli, non ho trovato altro nome.

Ingredienti:
100gr farina di soia
un barattolo di yogurth bianco
tre o quattro mele
una manciata di uva passa
otto prugne secche
miele
lievito per dolci
Mezza bacca di vaniglia
un ovino di gallina felice (deve essere "0". E senza punte, direi)
poco olio

Procedimento:
Fate come me e comprate farina di soia non tostata, così vi renderete conto che solo tostandola ha un sapore passabile e poi dovrete tostarla voi.
Oppure prendetela tostata.
Aggiungete il lievito, ma solo per sfizio, questa farina non ha modo di crescere perchP non è tecnicamente farina, ma provateci lo stesso e abbiate fede.
Mescolate da parte l'uovo e lo yogurth , poi aggiungete la mezza bacca di vaniglia, un filino di olio, il miele (o lo zucchero di canna, ce ne va parecchio perché la farina di soia ha un sapore perfido, tipo tre bei cucchiaioni), tagliate piccoli piccoli pezzetti di mela, e le prugne secche. Se siete bravi riuscite a  non mangiare tutti i fichi secchi che avete in casa, metteteli nel biscotto al posto delle prugne, ma io avevo solo quelle perchè ho devastato il resto della frutta che avevo messo da parte.
Le mele sono davvero tante, rispetto alla farina:  è l'unico modo per salvare il senso del gusto da un harakiri.
Mescolate gli ingredienti secchi con quelli umidi (era un sacco di tempo che volevo dirlo anch'io).
Fate dei biscotti spessi, io li faccio di circa 3 cm così da poter dire "ne ho mangiati solo due o tre" senza mentire spudoratamente.

Infornateli a 180° per venti minuti circa, e abbiate la decenza di aspettare il mattino dopo per mangiarli.

Io non l'ho fatto, e mi sono giocata mezza lingua.




E se non avete problemi reali con i farinacei, compratevi un pacchetto di Macine e fatevelo fuori a  colazione, per piacere.