venerdì 22 giugno 2012

Ma il mio lavoro no

"...Ma lei..che lavoro è che fa?"

Lei sono io, a domandarlo uno dei Suoi amici, durante una grigliata.
Momento nel quale si risveglia il furore della vestale, latente  in ogni maschio, che riserva a sé e ai suoi simili la cottura sul barbecue, confinando le donne nel gineceo (a tagliar anguria, di solito).
L'ultima volta doveva essere una cena a base di pesce e verdure, io sono andata sul posto alle quattro, tanto per dare una mano con i tavoli, le sedie, e una giustificazione al Negroni pomeridiano: alcuni esemplari del cromosoma sbagliato erano già alle prese con la carbonella.
Alle quattro.

Abbiamo mangiato, alle dieci e mezza, quel che restava sotto il conglomerato bituminoso che una volta era un pesce: avevano carbonizzato tutto, squama per squama.

Ad ogni modo, questa volta alla domanda ho drizzato le orecchie, e mi sono gustata  in anticipo la Sua risposta.
Perchè Lui non mente, ma condisce la realtà.

Quando l'ho conosciuto mi ha venduto la storia che suo nonno era "docente di letteratura".
Ci ho messo due anni per capire che intendeva "maestro elementare".
Sua sorella "ha vissuto un po' a Londra".
Ha fatto un corso di due settimane a Brighton.
Un Suo amico era "console" (!)
Lavora alla camera di commercio italo-francese.
Insomma, su di me, cosa poteva inventare raccontare?
"Corporate finance"
"Money management"
"Bilanci"
"Planning finanziari"
Qualsiasi cosa.
Qualsiasi.

"Paga bollette".

Questa è stata la Sua risposta.
Mi chiedo da dove sia scaturito tutto questo candore.








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