domenica 9 novembre 2014

Basta chiedere


A sette anni ho iniziato a frequentare la parrocchia, l'idea di fare un'ora di catechismo non mi stava tanto male, poi nel volgere di breve scoprii pure che in oratorio potevo intrattenermi  liberamente con maschi adulti (da otto anni in su) e innamorarmi in democratica rotazione di tutti loro.
Presto però a quell'ora di catechismo toccò lo stesso destino dei pantaloni: mi andava stretta.
Ho iniziato a dubitare della bontà dell'insegnamento quando la signora che si sarebbe dovuta occupare della nostra fede disse che dovevamo amare Gesù più dei nostri genitori.

Andiamo, Gesù mica mi svegliava con un bacino.
Mica mi faceva da mangiare.
Mica mi teneva in braccio.
E soprattutto, non aveva quel buon odore dimmamma.
Ero troppo ben educata per ribattere, ma mi  avesse detto che aveva con sé un filmato in cui Beethoven ballava nudo  la lambada, ci avrei creduto di più.
Ricordo che chiesi conferma ai miei, che in evidente conflitto di interesse  mi assicurarono che Dio non s'offende se uno vuol bene a mamma e papà, soprattutto se ha sette anni.

Immagino che spiegare la religione ai bambini sia parecchio complicato, ma avrei preferito un Dio tipo che ci vuole tanto bene ci ha creato un mondo meraviglioso ma poi noi facciamo le minchiate e lui ci perdona pure a quello incazzoso dell'Antico Testamento che fulmina tutti come fosse una 380, propinatoci a dottrina.
Non mi capacitavo di troppe cose, la storia del figliol prodigo, la pianta di fico (neanche ad una donna al nono mese viene in mente di folgorare un albero se non trova la frutta fuori stagione), il pentimento in punto di morte, il fatto che basta chiedere e vi sarà dato.
Con tutto quello che chiedevo io, forse lo domandavo con troppa educazione.

E' che sono sempre stata così, educata, non ho mai pestato i piedi per ottenere qualcosa, nemmeno con i miei, nemmeno adesso con Lui, che mi fa sentire sexy come un budino di riso, è un periodo in cui anche Rocco Papaleo lo batterebbe sul piano della verve amorosa.
Stavo proprio pensando, che insomma, mi da così per scontata, vorrei davvero che si allarmasse per lo sguardo di uno sconosciuto su di me, per il commento di un suo amico, per una incomprensione che gli facesse venire anche un solo, piccolo dubbio.
Ma non ho il coraggio di far nulla per provocare tutto questo, non sono così carogna e sinceramente non ho voglia di farlo star male.

Ci fosse però, pensavo, così, non per colpa mia, ma un non so, un bel maschione arrapato che gli desse solo un po' fastidio per niente di che, un modo di guardare me e il mio sedere, che lo facesse solo sospettare che non per forza piaccio a Lui e basta, che insomma, tengo una patata e me la merito anche.
Ancora.
Nonostante Lui.

E allora mi è venuto in mente, ma incontrassi un bell'uccello affamato che mi intercetta per strada mentre Lui vede tutto.
Mica ci farei nulla, ma almeno darei un po' di brio alla Sua giornata, diamine.
E oggi, per la prima volta in trentadue anni, Gesù ha subito esaudito le mie preghiere.









Alla lettera.





Questo è l'uccello (pettirosso) che ho trovato mentre ero in giro con Lui, ferito, assetato e affamato, proprio come avevo chiesto.

E mi tocca pure ringraziare il Padre eterno per tutto questo.






(e ringrazio pure la Lipu, a cui ho asfaltato i maroni tutta la giornata di domenica perché non sapevo che fare)

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