martedì 17 giugno 2014

Yin e Yang




Si dice, in India, che l'ora più bella sia quella dell'alba, quando la notte sta per abbandonare il giorno e la luce non ha ancora squarciato il velo dell'ombra; l'ora in cui l'uomo può capire, se sa ascoltare, che tutto ciò che nella vita appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero, il male ed il bene, non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, sì, distinti, ma non separabili.

Come due amanti, che sono differenti, ma nell'amore diventano Uno.

Nel disegno, i due punti esprimono l'idea che ogni qualvolta una forza arriva al suo apice, contiene già in sé i semi del suo opposto, e sia costretta ad invertire il proprio corso tramutandosi completamente.

Ma significa anche che non possiamo apprezzare davvero la felicità senza aver mai provato la tristezza.

Significa ancora che senza oppositori che intralciano il nostro cammino, non vale nemmeno la pena impegnarsi.

Significa soprattutto che non è tutto solo bianco, o solo nero.


Ne ho avuto conferma in questi giorni, quando ho messo in lavatrice la sua tuta Adidas preferita insieme ai pantaloni rossi perché tanto "sto lavando la roba nera", scordando che, da brava divisa taoista, ha le bande bianche che adesso sono un indefinito color fenicottero abbronzato.




Non l'ha ancora vista, ma ho le valigie pronte per il primo monastero shaolin che voglia accogliermi, possibilmente  senza lavanderia.




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