"Sai cosa è utile?? Ma utile veramente ??"
Bellodemamma, te usi le parole con troppa poca consapevolezza, utile deriva da "uti", servirsi, significa"ciò di cui può farsi uso", per estensione"che serve a qualcosa, che reca vantaggio, che conferisce vantaggi". Secondo te si può parlare di qualcosa che serve NON veramente? Andiamo, su, non lasciamoci trascinare dall'ignoranza etimologica.
Questo era ciò che pensavo mentre guardavo il cubo di carne da centoventi chili di massa muscolare, e mi sono pure detta "no, che cavolo, solo perché è grosso e con uno starnuto fa fuori un gregge di montoni non devo farmi intimorire"ma poi ho ritenuto che rimanere salda sulle mie posizioni in maniera più intima ed annuire mestamente fosse un buon compromesso per restare in vita.
"Beh, senti te lo dico. L'aglio"
"Stai scherzando?"
"No no, serve davvero, non sai quanto"
"Ma dici sul serio? Cioè, io lo metterei anche nel caffelatte, figurati, uau, che notiziona"
Lui intendeva il famoso "diario alimentare", quello dove dovresti segnare, oltre che il peso (l'ultimo che me lo ha chiesto adesso è nel programma protezione testimoni), altezza, età (idem) e abitudini, ma soprattutto, dosi e tipologia di alimenti.
Mi ha detto che non era ciò che intendeva.
E questo è un problema.
Perché giustificare me stessa è diventata un'abitudine talmente consolidata che ho imparato a falsificare la firma.
Mi andrà bene finché non specificherà che ciò che scriverò dovrà essere aderente alla realtà.
Fino ad allora, "un piatto di tuberi" e "patatine fritte" saranno considerati sinonimi.
Bellodemamma, te usi le parole con troppa poca consapevolezza, utile deriva da "uti", servirsi, significa"ciò di cui può farsi uso", per estensione"che serve a qualcosa, che reca vantaggio, che conferisce vantaggi". Secondo te si può parlare di qualcosa che serve NON veramente? Andiamo, su, non lasciamoci trascinare dall'ignoranza etimologica.
Questo era ciò che pensavo mentre guardavo il cubo di carne da centoventi chili di massa muscolare, e mi sono pure detta "no, che cavolo, solo perché è grosso e con uno starnuto fa fuori un gregge di montoni non devo farmi intimorire"ma poi ho ritenuto che rimanere salda sulle mie posizioni in maniera più intima ed annuire mestamente fosse un buon compromesso per restare in vita.
"Beh, senti te lo dico. L'aglio"
"Stai scherzando?"
"No no, serve davvero, non sai quanto"
"Ma dici sul serio? Cioè, io lo metterei anche nel caffelatte, figurati, uau, che notiziona"
In una stanza che sembra progettata dalla Stasi, dove si sente sempre e solo il clunk clunk degli attrezzi sommerso in un effluvio vaporoso di ascelle al massimo potenziale non è semplice capire distintamente tutte le parole che vengono dette.
Tipo senza confondere "diario" con "aglio".
Tipo senza confondere "diario" con "aglio".
Lui intendeva il famoso "diario alimentare", quello dove dovresti segnare, oltre che il peso (l'ultimo che me lo ha chiesto adesso è nel programma protezione testimoni), altezza, età (idem) e abitudini, ma soprattutto, dosi e tipologia di alimenti.
Che è una cosa che fa vergognare tantissimo, se ti trovi a scrivere "colazione: krapfen- un pochetti".
Dopo la prima settimana gliel'ho restituito così:
Lunedì, mangiato: sì
Martedì, mangiato: sì
Mercoledì, mangiato: sì
Giovedì, mangiato: sì
Venerdì, mangiato: sì
Sabato, mangiato: sì
Domenica, mangiato: sì
Mi ha detto che non era ciò che intendeva.
E questo è un problema.
Perché giustificare me stessa è diventata un'abitudine talmente consolidata che ho imparato a falsificare la firma.
Mi andrà bene finché non specificherà che ciò che scriverò dovrà essere aderente alla realtà.
Fino ad allora, "un piatto di tuberi" e "patatine fritte" saranno considerati sinonimi.